LA GIUSTIFICAZIONE

Molte persone interpretano in malo modo la giustificazione nella teoria della pace, devo fare chiarezza. Intanto dobbiamo metterci d’accordo sul significato di giustificare perché ognuno ha la sua definizione in testa. Se per qualcuno significa discolpare, allora la teoria della pace non giustifica, questo perché la colpa è un gruppo di punti di vista, tutti hanno almeno un pò di colpa e il colpevole, come persona unica, non esiste, esiste invece concretamente la responsabilità, cioè qualcuno deve necessariamente rispondere alle conseguenze. Ci tengo a spiegare che per com’è fatto l’universo tutti rispondono delle azioni di tutti, proprio come una catena, guardando il singolo elemento, lui viene tirato. Se invece significa ridurre la pena, questo è necessario per arrivare alla giustizia più giusta, ci sono delle attenuanti, ma non sempre. Se significa mettere da parte la vittima, ciò è necessario per fare in modo che l’atto non si ripeta, cioè la vittima va ovviamente aiutata, ma non bisogna esagerare nel dargli troppa attenzione, ad un certo punto, bisogna un attimo mettere da parte la vittima e concentrarsi su cosa ha causato il problema, bisogna capire l’altra persona, vedendo bene, che entrambe le persone hanno colpa, chi più, chi meno ovviamente.

Questo concetto di mettere da parte la vittima è iper mega super complesso, così tanto delicato, fa così tanta paura da affrontare che io intendo una fusione delle seguenti cose:

“Bilanciare l’attenzione”: il sistema deve bilanciare l’attenzione tra vittima e autore del reato, concentrandosi sulla riparazione per la vittima e sul cambiamento dell’autore per evitare futuri crimini.

“Superare la fase di emergenza”: Dopo l’intervento iniziale sulla vittima, serve passare a una fase costruttiva in cui si lavora per capire le cause dell’atto.

“Affrontare tutte le parti del conflitto”: Questo sposta il focus dal concetto di vittima/autore a una visione più globale di “parti coinvolte”.

“Approccio olistico alla giustizia”: è necessario un approccio olistico, in cui ci si prende cura sia della vittima che della riabilitazione dell’autore, senza che nessuno dei due venga realmente “messo da parte.”

Ribadisco che è estremamente complesso che intendo una fusione di queste cose appena lette. Dobbiamo puntare sul fare in modo che non si ripete avendo compassione per l’altra persona, che serve anche a stare meglio, se si comprende un assassino, non è discolpato, può non esserci attenuanti per lui, ma per chi lo comprende può stare meglio. Giustificare è un elemento cruciale nel processo di riconciliazione che anche se difficile, è la via reale per stare meglio. Comprendere le cause dietro un’azione permette di agevolare il perdono, senza necessariamente ignorare la sofferenza della vittima. Questo EQUILIBRIO tra comprensione e responsabilità è essenziale per risolvere i conflitti in modo duraturo. Io, lo psicologo Valerio Rosso e sicuramente altre persone, abbiamo notato che la società tende a vendicarsi invece che avere a cuore le persone diverse, includerle e capirle, proprio dimostra di evitare molto la comprensione, proprio un allontanamento dal ragionamento invece di impedire che non si ripete provando a capire la persona condannata. Un fraintendimento enorme si crea quando non si mostra empatia, senza mostrare empatia per la vittima percepita dagli altri, loro accusano di giustificazione a volte con rabbia ed emarginazione, anche se noi sappiamo che ovviamente ha torto quello che le altre persone vedono come aggressore. Alcune persone neurodiverse vanno in autodifesa e cercano subito la soluzione non mostrando empatia e dunque si concentrano sulla soluzione che è comprendere l’aggressore, la vittima, la dinamica e come prevenire. In questo caso qua è fondamentale mostrare empatia prima alla vittima per non essere visto come una brutta persona e non essere emarginato.

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