Si può mentire apparentemente dal punto di vista dell’altra persona perché le parole sono pesate diverse in quella persona. È doveroso esprimersi al meglio usando parole che nell’altra persona siano pesate in modo tale da ricevere il significato più vicino a quello che vogliamo trasmettere. È la stessa cosa di tradurre in un’altra lingua quello che vogliamo esprimere. Ogni persona è come se avesse una propria lingua. Tuttavia dobbiamo sforzarci a dire le cose nella nostra lingua, come per i bambini che hanno un’altra lingua, ma neanche tanto diversa e supporre che loro non capiscono le nostre parole normali significa trattarli male e sottovalutarli, occorre provare a parlare nella nostra lingua per portare rispetto ma se ci accorgiamo che non capisce allora possiamo cambiare le parole, ma con tutti va fatto, solo bisogna fare più attenzione con i bambini per non sottovalutarli.
ESEMPIO 1:
Per me lavorare significa spendere energia per fare qualcosa di buono alla comunità quindi anche se non percepisco uno stipendio ma sto agendo per fare avanzare la società, è lavoro. Ufficio è il luogo in cui lavoro. Mentre giocare spendi energia ma non per migliorare il mondo ma per staccare da altre attività e può essere benessere per la persona se non esagera e per me non è lavoro.
Quindi sapendo che i miei nonni e le zie pesano la parola “lavoro” come un’attività che da i soldi io posso dire:”io mi alzo, vado al lavoro, cioè in ufficio, poi a pranzo torno a casa e dopo torno al lavoro, cioè in ufficio, poi mangio e dopo sto a parlare con la mia ragazza. Lavoro almeno 9 ore perchè mi alzo alle 9 e 30, alle 10 inizio, alle 13 circa mangio un ora e poi riprendo a lavorare, cioè vado in ufficio e ci sto fino alle 20 circa che mangio un oretta e poi dopo essermi preparato per dormire mi collego con la mia ragazza e parliamo tutta la sera. dalle 10 alle 13 sono 3 ore. Dalle 14 alle 20 sono 6 ore. 6 + 3= 9 basta.” In questo caso sto dicendo la verità dal mio punto di vista perchè per me sto lavorando e sono in ufficio quando sono in camera mia. Mentre per gli altri non sto lavorando perchè non percepisco stipendio ma io vedo lo stipendio, ma nel futuro però perchè sto agendo per il bene della comunità e per gli altri “ufficio” significa andare via da casa e stare davanti al pc per poi prendere lo stipendio a fine mese. Ma io voglio esprimere il concetto che è la stessa cosa e quindi posso usare queste parole in questo contesto per poter passare il significato migliore.
ESEMPIO 2:
Le donne hanno una soglia diversa dagli uomini per dire:”mi piaci”. Per noi uomini “sono attratto da quella donna fisicamente” significa che siamo solo attratti e che se siamo fidanzati non per forza la consideriamo come una potenziale partner e quindi possiamo dire tranquillamente che ci piace. Nella lingua delle donne si traduce in:”è carino ma non mi piace” o “è carina ma non mi piace”. Quindi quando ci si rivolge a loro bisogna usare “carina” per esprimere questo significato. Mentre le donne usano “mi piace” quando sono sia attratte fisicamente, sia caratterialmente e lo considerano un potenziale partner. Finchè queste 3 cose non sono soddisfatte usano al massimo:”è carino” e bisogna dire che la persona non ci piace, mentre con un uomo possiamo stare tranquilli e dire che ci piace.
Ecco alcuni esempi di conversazioni in cui la madre usa parole semplici per spiegare al figlio qualcosa, ma la comunicazione non riesce a creare un’intesa:
Esempio 1: Fare i compiti
Madre: “Amore, fai i compiti così diventi bravo a scuola e la maestra è contenta.”
Figlio: “Ma io non voglio fare i compiti per far contenta la maestra. Voglio giocare!”
Madre: “Se non li fai, però, la maestra si arrabbia e ti dà una nota.”
Figlio: “Ma a me non importa se la maestra si arrabbia! Non voglio fare i compiti.”
Incomprensione: La madre cerca di motivare il bambino dicendo che è importante far contenta la maestra, ma il bambino non comprende il valore educativo dei compiti né si sente motivato da questa spiegazione. Forse avrebbe funzionato spiegare il beneficio per lui.
Esempio 2: Lavarsi i denti
Madre: “Devi lavarti i denti, altrimenti il dentista ti fa una puntura quando vai da lui!”
Figlio: “Ma io non vado dal dentista, quindi non serve lavarli.”
Madre: “Ma ci andrai se non li lavi!”
Figlio: “Allora basta che non ci vado mai, così non serve lavarli!”
Incomprensione: La madre usa una conseguenza negativa (il dentista) come spauracchio, ma il bambino interpreta letteralmente l’idea di evitare il problema non andando dal dentista. Un approccio diverso potrebbe essere spiegare il vantaggio di denti sani.
Esempio 3: Mangiare verdure
Madre: “Mangia le verdure, così diventi forte come papà!”
Figlio: “Papà mangia la pizza, non le verdure! Io voglio essere forte come lui e mangiare pizza!”
Madre: “Ma le verdure sono quelle che ti fanno crescere bene!”
Figlio: “Papà è già grande e non mangia mai le verdure, quindi nemmeno io le mangio!”
Incomprensione: La madre collega le verdure alla forza, ma il bambino trova incoerente il paragone con il padre e non capisce il legame diretto tra le verdure e la crescita.
Esempio 4: Andare a letto
Madre: “È ora di andare a dormire, così i sogni belli vengono a trovarti.”
Figlio: “Ma se sto sveglio, i sogni belli possono venire lo stesso mentre gioco!”
Madre: “No, i sogni arrivano solo quando dormi.”
Figlio: “Ma io non li voglio i sogni, voglio continuare a giocare!”
Incomprensione: La madre cerca di rendere l’idea del sonno piacevole associandolo ai sogni, ma il bambino, preso dal gioco, non trova motivazione sufficiente per andare a letto.
Esempio 5: Sistemare i giochi
Madre: “Metti a posto i giochi, così la stanza è più felice!”
Figlio: “La stanza non è una persona, non può essere felice.”
Madre: “Ma una stanza in ordine fa stare meglio tutti.”
Figlio: “Io sto già bene anche se è in disordine, quindi non serve mettere a posto.”
Incomprensione: La madre usa un concetto astratto per convincere il bambino, ma lui risponde in modo logico e non comprende il collegamento tra l’ordine e il benessere.
In questi esempi, il problema di fondo è che la madre tenta di semplificare o utilizzare concetti astratti per motivare il figlio, ma non si adatta al suo modo di ragionare, causando un dialogo inefficace. Cambiare approccio, magari facendo leva su benefici concreti e immediati per il bambino, potrebbe migliorare la comunicazione.