I farmaci possono essere un aiuto, ma devono essere usati con cautela. Se io ho un tubo che si è rotto e spruzza acqua, occorre mettere una toppa, ma ciò implica che sappiamo già qual è il problema e lo risolviamo temporaneamente. Bisogna fare attenzione invece a non nascondere i sintomi, questi sono importanti per riuscire ad individuare il problema e risolverlo. Equivale un pò a nastrare tutto il tubo senza sapere dove perde. Ancor meglio come se un meccanico ha un cliente con la macchina funzionante e non rotta, il meccanico può aggiustare la macchina, ma bisogna portarla rotta. Dunque bisogna attenuare i sintomi per poterli gestire meglio, ma è essenziale che rimangano a un livello tale da poter trovare il problema e la soluzione. Cioè è come ridurre l’allarme da grave a intermedio,senza ridurlo a basso che rischia di essere rimandato troppo. A livello fisico è accettabile il farmaco perché il problema è fisico e bisogna usare un approccio fisico, mentre per i problemi nella mente, l’approccio deve essere mentale, a livello di ragionamento e colloqui con strategie pratiche. Il farmaco è quello che forza la persona per gestirla meglio, un pò come il butta fuori che ferma un delinquente, usa le maniere forti ma senza annientarlo. Per chi ha troppa energia è ovvio che non va bene questo stato ed è necessario trovare delle soluzioni pratiche tipo strategie per incanalare l’energia, questo è l’approccio migliore, guai buttare via l’energia, essa è sacra. I farmaci in questo caso devono essere presi in dosi che puntano ad incanalare l’energia, mai buttarla via. E in tutti i casi la dose deve essere equilibrata per attenuare i sintomi in modo da gestirli ma non per eliminarli, altrimenti non è possibile procedere con i colloqui e strategie perché non si ha possibilità di fare test e di dialogo con resoconti pratici. Dunque è la dose che fa il veleno. Tuttavia ci possono essere dei casi gravi che alcuni medici considerano i farmaci come una soluzione, perché sono arresi però, è vero che ci sono casi che alla fine durano una vita con i farmaci ma è importante agire con la speranza che non serviranno più un giorno. Il medico senza speranza rischia di eliminare la possibilità all’individuo di guarire, anche se può essere molto difficile, bisogna sforzarsi di avere speranza, perché difficile non significa impossibile ed è importante ricordarlo. Alcune persone possono dire che è tutta una cosa fisica, ma infatti è in parte fisica, si può agire forzatamente a livello fisico, ma il cervello è troppo complesso per poterlo fare nella maniera corretta, toccare l’attività cerebrale e la configurazione del cervello in maniera manuale è un grosso rischio, per questo bisogna usare le parole per fare in modo che la persona usa o cambia la configurazione del suo cervello. Un altro problema è che i medici tendono a voler trovare problemi per far vedere che hanno la soluzione in mano anche se la persona sta bene e aveva bisogno solo di qualche consiglio. Inoltre una persona a cui si toglie le pastiglie, è ovvio che starà un poco male, un drogato a cui togli la droga, sta un pò male, ma non bisogna dargli la droga perché non fa bene, le pastiglie non sono droga, ma è comunque una dipendenza. Poi in quel momento si può soffrire un filino di più se come in tutte le coppie, o amici ci sono delle discussioni, che possono lasciare amarezza. Sottolineo che in quel caso, nella disintossicazione della dipendenza dalle medicine è normale avere oscillazioni dell’umore, ma si stabilizzeranno con il tempo, perché il corpo ha bisogno di tempo per disintossicarsi e dando ancora le pastiglie come prima non aiuta, ciò che aiuta è non lasciare sola la persona, rimandare alcune discussioni davvero molto importanti con lei e tenere in considerazione che è fragile. L’ambiente intorno fa tanto per la salute della persona, i genitori, gli amici e il partner dovrebbero avere fiducia che le cose si sistemano, che tutto sommato lasciare la persona nel suo brodo dopo aver aiutata in tutti i modi, non è così poi grave, invece di farsi sopraffare dalla paura di non saper gestire la persona e consigliare di fare un passo indietro e aumentare la dose delle medicine. Soprattutto tutti dovrebbero raggiungere un accordo, perché non fa bene che ognuno dice la sua in modo diverso creando confusione nella persona. Ci possono essere dei contesti più o meno gravi, bisogna consultarsi con le persone attorno a questa persona fragile e capire tutto insieme quanto è grave, ogni contesto è importante, bisogna tenere conto che cosa succede con i genitori, con gli amici e il partner. Il disaccordo fa male.
Chi prende i farmaci per un problema mentale come la depressione è doveroso tener conto che la ADHD può essere la causa della depressione insieme ovviamente all’ambiente. Purtroppo la società è educata a vedere rotte e da buttare le persone diverse invece di vederli come una nuova terra ricca di gemme preziose.
I medici vanno guidati, loro si prestano ma se non gli si dà il contesto è molto difficile che aiutano veramente bene, fanno fatica, ecco perché è importante che sia persona interessata, che le persone attorno siano attive e cercano di capire il contesto.
Equivale un po’ a come portare la macchina dal meccanico e non sai qual’è il problema, ma sai che non funziona, il meccanico fa una bella fatica a trovare il problema senza la tua guida e ti tiene la macchina anche 1 mese in officina
Molti medici non sono informati di:
- dell’autismo
- l’ADHD
- L’ADHD può non avere l’iperattività
- La ADHD e l’autismo possono coesistere
- la depressione è correlata alla ADHD
- L’ADHD si può sovrapporre al disturbo borderline di personalità, cioè la ADHD può essere la causa del disturbo borderline di personalità quasi il 50% delle volte
- La ADHD può essere scambiata per il disturbo bipolare
Direi che è estremamente sconveniente sottovalutare tutto questo. Se non ci credete andate a fare ricerche su questo. Vi consiglio uno psichiatra veramente molto bravo: Valerio Rosso